Situata nei pressi dello sbocco in laguna del complesso fluviale Aussa-Corno, la Piere del Ficariol emerge solo in occasione delle basse maree. Anche qui, come a Isela, la presenza di segni evidenti di antiche strutture è rivelata dallo stesso toponimo: “Piere”.
In un’area oggi quasi completamente sommersa ma in età romana probabilmente unita con la terraferma – un lembo di terra proteso nella laguna -, gli archeologi hanno identificato file di grandi blocchi in pietra o in laterizio che costituiscono la traccia di muri o di fondazioni: resti di edifici ora nascosti sotto accumuli di melma e di valve di ostriche.
La collocazione strategica del luogo, situato in connessione con un fiume navigabile (l’antico Alsa, odierno Aussa), dovette costituire il fattore determinante per l’occupazione del sito da parte dei Romani, che qui presumibilmente apprestarono uno scalo portuale.
Significativa è la testimonianza dei reperti: a Ficariol è stata rinvenuta una grande quantità di anfore, contraddistinte da una notevole varietà per quanto riguarda il tipo, la zona di produzione e la merce trasportata.
Si tratta di contenitori da trasporto prodotti non solo in ambito adriatico, ma anche in diverse province del Mediterraneo, che coprono un arco cronologico di oltre sette secoli, dal I secolo a.C. al VI-VII secolo d.C. La provenienza di questi manufatti testimonia come nell’area giungesse via mare, a partire dal III secolo d.C., una serie di derrate alimentari – vino, olio e garum (salsa di pesce) – originarie dell’Italia meridionale, delle isole dell’Egeo e dell’Asia Minore, dell’Africa settentrionale, della Penisola Iberica.
Ancora oggi sulla superficie dell’isolotto è possibile osservare numerosi frammenti di anfora sparsi, assieme ad altri reperti ceramici che comprendono vasellame databile all’età altomedievale e al periodo rinascimentale, documentando la vitalità dell’area ben oltre l’epoca romana.