“… Castello piccolo, non fa 200 anime, è di qua del Tagliamento, posto sulla Marina verso mezodì, lontano da Udine miglia 18,

da Aquileja 12, per acqua da dove si va per il fiume Anfora;

è luogo fortissimo di
muraglie e terrapieni, fosse larghissime dove entra la Marina, e si può girare in una Galea…”:

 

questa è la preziosa descrizione di Marano che ci tramanda il conte Girolamo di Porcia nel Cinquecento.

Il “luogo fortissimo di muraglie” era allora una fortezza circondata da un perimetro murario di circa 620 passi e dotata di terrapieni e di una fossa in cui entravano le galee.
La struttura fortificata, circondata dall’acqua, sembrava un’isola inespugnabile e proteggeva la terraferma dalle incursioni nemiche che potevano venire dal mare.
Era ancora direttamente collegata ad Aquileia tramite il Canale Anfora, idrovia artificiale realizzata dai Romani.
Le mappe dell’epoca, in particolare quella disegnata da Giovanni Cortona da Udine nel 1540, restituiscono l’immagine di una fortezza a pianta trapezoidale, con quattro bastioni circolari verso nord e uno triangolare a difesa del lato sud. Vi si accedeva solo da due porte: una per chi arrivava dal mare (“Porta del mar”) e l’altra per chi percorreva l’unica strada che collegava Marano con la terraferma (“Porta dell’oro”). Da quest’ultima prendeva avvio l’asse viario principale, che portava alla pubblica piazza dividendo a metà l’abitato; ai due lati si dipartivano calli che sfociavano in campielli e corti, conferendo all’assetto urbanistico un caratteristico schema a “spina di pesce”.
Le mura furono in gran parte abbattute nel 1890, ma la struttura urbanistica del centro storico conserva ancora intatta la memoria dell’antico impianto della fortezza. Passeggiando per le vie della cittadina possiamo osservarne i segni.